2000 - 2013

TREDICI ANNI DI IMPEGNO PER LA CITTA'








IL LAVORO E LA DIGNITA' DELLE PERSONE



I lavoratori sul "tetto" per richiamare l'attenzione sulla loro situazione di gente senza futuro, senza lavoro; un lavoratore che si suicida perchè ha perso il lavoro; il Papa che interviene dalla finestra di San Pietro per invitare i responsabili delle aziende industriali ad una maggiore attenzione verso i destini delle persone, la dignità dei lavoratori.La crisi è mondiale e l'Italia è in crisi. Ma come sempre pagano le conseguenze le persone più deboli. Tuttavia è molto strano che i proprietari delle aziende quando emerge un reddito aziendale provvedono subito a premiare gli azionisti, mentre quando vanno in crisi non chiedono interventi agli azionisti scaricando invece il problema sulla comunità.Con la continua richiesta di cassa di integrazione e/o con chiusure di stabilimenti.Si dirà che questa è l'economia di mercato, che vi sono regole che non si possono disattendere, che non si può essere "sognatori", che la crisi è la crisi! Noi al contrario riteniamo che anche se la crisi è la crisi bisogna saper attivare politiche sociali e industriali adeguate. Il nostro Paese ha bisogno di un nuovo progetto sociale e industriale, di una programmazione, che non lasci i lavoratori allo sbando, che non permetta ad una certa classe imprenditoriale di fare il proprio comodo. Noi crediamo nell'esigenza di una "partecipazione" tra ceti popolari e della produzione (lavoratori e imprenditori) a trovare insieme, con le istituzioni, gli itinerari compatibili per una nuova "economia sociale": dove vi sia la giusta considerazione per chi investe ma anche per chi contribuisce con il proprio lavoro. La civiltà di una nazione si misura da come viene rispettata la disgnità delle persone. Noi non possiamo più accettare che un uomo arrivi a suicidarsi perché non ha più un reddito che permetta una vita dignitosa alla propria famiglia, non possiamo più accettare che i giovani dopo anni di studio non trovino un lavoro, noi possiamo più accettare che gli anziani non abbiano una pensione adeguata, noi non possiammo più accettare che molti paghino le tasse e tanti invece, i soliti, non pagano un lira.Noi dobbiamo e vogliamo operare per un nuovo progetto di Paese. Un progetto fondato sulla solidarietà, sulla giustizia sociale, sullo sviluppo. Certamente sullo sviluppo, perchè senza crescita non si concretizza la solidarietà e la giustizia sociale. Perciò è tempo di un lavoro comune tra tutte le persone di buona volontà: oltre i superati ideologismi.
Franco MANGIALARDI

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